Se sei in questa pagina è perché non sai come capire se soffri di ansia.
Quante volte nella tua vita ti è capitato di dire o sentirti dire da qualcuno “Che ansia”?
Certo è un’espressione molto usata, a volte per riferirsi a piccoli momenti di agitazione, altre invece per indicare un vero e proprio stato di disagio e malessere. Ma come capire se soffri di ansia? Le risposte a quest’affermazione in genere sono “Ma dai, non ti preoccupare!”, “Passerà”, “Sei sempre il solito che esagera!”. Quando non è nulla d’importante l’effetto di queste frasi sarà probabilmente una rassicurazione o una piccola spintarella che aiuta ad affrontare la situazione. Quando invece lo stato ansioso è più elevato e pervasivo una svalutazione di questo tipo può generare una sensazione di fastidio e sconforto per non sentirsi capiti e presi sul serio.
Il termine ansia
Il termine ansia indica un insieme di reazioni fisiche, cognitive e comportamentali. Queste avvengono solitamente quando l’individuo percepisce una situazione di possibile pericolo affinché egli possa rispondervi in modo soddisfacente. Come vedremo, è una condizione dell’organismo assolutamente normale e universale, che però in alcuni casi può diventare problematica.
E allora come puoi capire se soffri di ansia?
I sintomi d’ansia sono fisici, cognitivi e comportamentali.
I sintomi fisici
Sono generati dall’attivazione del Sistema Nervoso Simpatico che ha una funzione attivante sull’organismo. Esso entra in azione nelle situazioni di stress e di allarme predisponendo l’individuo all’attacco e alla fuga. Provoca un aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna e un’accelerazione della respirazione per garantire un maggior apporto di ossigeno. Inoltre esso provoca un aumento della contrazione muscolare, una riduzione dell’attività gastrointestinale e molto altro.
In genere lo stato di attivazione perdura fintantoché la situazione di pericolo non si è conclusa. Poi, entra in gioco il Sistema Nervoso Parasimpatico che ha la funzione di riportare l’organismo a una situazione di rilassamento ed equilibrio.
Nei casi in cui lo stato d’ansia è prolungato nel tempo, come in presenza di un Disturbo d’Ansia, queste modificazioni sono durature e provocano quelli che sono considerati i principali sintomi fisici dell’ansia. Tachicardia, elevata sudorazione, difficoltà di respiro, dolore al petto, nausea e perdita di appetito, tensione muscolare, affaticamento (a causa dell’attivazione prolungata).
I sintomi cognitivi
A livello cognitivo i sintomi più frequenti sono difficoltà di concentrazione, senso di vuoto mentale, immagini e pensieri negativi, sottostima delle proprie capacità personali, sovrastima del pericolo, pensieri catastrofici.
I sintomi comportamentali.
Dal punto di vista comportamentale l’attivazione dell’organismo legata all’ansia predispone all’attacco o alla fuga cioè ad affrontare in modo attivo la situazione di pericolo. Questo è ciò che avviene quando l’ansia è funzionale.
In altri casi invece l’ansia inibisce e ostacola l’azione dell’individuo. Il più frequente sintomo è l’evitamento della situazione che provoca ansia. Per esempio non prendere l’aereo, procrastinare un impegno, non prendere appuntamento per una visita medica. Apparentemente questa strategia sembra placare l’agitazione in quanto non espone allo stimolo ansiogeno, tuttavia non viene affrontata la situazione temuta quindi non viene risolto il problema. Altre modalità sono comportamenti protettivi che permettono alla persona di affrontare la situazione ma con “un aiuto” come avere un accompagnatore, assumere ansiolitici, avere una “via di fuga”.
Quando però l’ansia diventa un problema?
Come anticipato sopra, ci sono dei casi in cui l’ansia e le sue manifestazioni non solo sono del tutto normali, ma anzi sono necessarie per la sopravvivenza dell’individuo.
Cerchiamo di capire insieme quando essa diventa un problema nel prossimo articolo in cui cercherò di chiarire la differenza tra ansia funzionale e disfunzionale. (Continua a leggere).