“Ho un tumore”: l’impatto di una diagnosi di cancro

“Ho un tumore”, queste le parole che risuonano nella mente di chi ha appena appreso la diagnosi. Parole pesanti, cariche di significato, che si accompagnano a vissuti intensi.

Tra le malattie che minacciano la vita, il cancro è oggi la più temuta. La rappresentazione prevalente nell’immaginario collettivo è quella di un male incontrollabile che danneggia, trasforma e lentamente porta alla morte. Nella mente del paziente si crea un’associazione tumore=morte. Quest’equazione rimane frequente, nonostante le recenti ricerche dimostrino che il numero di malati oncologici guariti (che raggiungo la stessa aspettativa di vita del resto della popolazione) è in costante crescita. La percezione della possibilità di morire rende la parola “tumore” difficile anche solo da pronunciare. E quando si è costretti a pronunciarla genera emozioni forti, incredulità, paura, rabbia, tristezza, confusione, spesso difficili da gestire.

Perchè il pensiero “ho un tumore” ha un impatto così forte?

La diagnosi di tumore ha un effetto sconvolgente sulla vita della persona perché genera cambiamenti in tutte le dimensioni su cui si fonda l’identità: fisica, psicologica, relazionale e spirituale. È un evento che piomba addosso in modo brusco interrompendo il percorso di vita e infrangendo le certezze costruite. Inoltre, se la morte era fino ad ora qualcosa di lontano, non considerato, non pensato, la diagnosi di tumore porta a contattare la possibilità di morire.

Il piano fisico

Sul piano fisico i segni del cancro e delle terapie sono spesso evidenti. Così, appena la persona apprende “Ho un tumore” si immagina il suo corpo trasformato, irriconoscibile, segnato dalla malattia. I cambiamenti a livello fisico possono causare difficoltà nello svolgimento delle attività abituali, il bisogno di aiuto e assistenza, ma anche, più nel profondo, difficoltà a guardarsi e a riconoscersi.

Il piano psicologico

Sul piano psicologico le conseguenze sono numerose. Esse dipendono dalle caratteristiche individuali, dalla modalità di reazione, dalla fase della malattia e delle cure, dalla presenza di supporto familiare e sociale.

Le reazioni emozionali variano nel corso della malattia: ad una prima sensazione di shock nel momento della diagnosi, possono subentrare vissuti di rabbia, tristezza, paura, distacco e molti altri, per poi giungere ad un momento finale di rielaborazione e accettazione di quanto accaduto. Dai racconti dei pazienti che ho incontrato è emerso che l’aspetto forse più difficile da gestire è l’attesa, l’incertezza relativa all’esito degli esami, agli effetti delle terapie, all’evoluzione della malattia.

Il piano relazionale

Sul piano relazionale possono emergere difficoltà nell’interagire con gli altri. Possono svilupparsi timori relativi a come si appare agli altri, alla sincerità del comportamento altrui o alla presenza di sentimenti di pietà o compassione. Le relazioni possono subire delle limitazioni. Si può essere costretti a lasciare temporaneamente il lavoro e le attività del tempo libero con conseguenze sul senso di appartenenza percepito.

Il piano spirituale

Infine, l’impatto della malattia investe il piano spirituale, inteso non solamente come credo religioso, ma in generale come il senso che si dà alla vita e all’esistenza. La persona di fronte all’interruzione improvvisa del suo percorso di vita riflette sul suo passato, si fa domande e si da risposte, mette sul piatto della bilancia i vari aspetti della sua esistenza. Questo processo può aiutare a trasformare un momento di sofferenza in una crescita sul piano umano e un’opportunità di cambiamento.

Conclusioni

Ormai è assodato che il cancro non è un problema solo medico ma che investe tutti gli aspetti della vita della persona colpita. Ne consegue che anche l’aiuto non deve limitarsi alle terapie e agli interventi medici. La paura, il nervosismo, la tristezza, la rabbia, sono tutte emozioni assolutamente normali. È importante darsi la possibilità di esprimere emozioni e pensieri, elaborandoli. A volte ci può essere la tendenza ad evitare di parlarne per il timore che la sofferenza sia troppa, per non mettere in difficoltà i propri cari. Il dialogo su quello che si sta vivendo porta invece quasi sempre ad una sensazione di sollievo e ad affrontare questo momento difficile utilizzando al meglio le proprie risorse.

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