Il suicidio: una scelta indelebile

In questi giorni ho letto diverse notizie riguardanti il gesto della 15enne romana che lo scorso 7 gennaio 2020 (leggi l’articolo) ha deciso di porre fine alla sua vita con il suicidio. Eventi come questo fanno riflettere. Da persona adulta, oltre che da professionista, mi chiedo come può essere talmente cupo e senza speranza il mondo di una ragazzina. Penso alla serie Tredici, che ho da poco finito di vedere, che narra proprio di un caso di suicidio. Non voglio entrare nel merito di quanto film o serie tv simili a questa influenzino il comportamento dei ragazzi, facilmente suggestionabili. Voglio piuttosto porre l’attenzione su alcuni aspetti messi in evidenza nella serie e che ritornano anche in storie come questa. Un ragazzo o una ragazza, una vita apparentemente normale tra scuola, amici e famiglia, una famiglia che pensa vada tutto bene, un mondo interno tenuto per sé, nascosto e devastante.

La domanda è: come aiutare un figlio adolescente? Come farlo parlare e come comprenderlo?

Tanti adolescenti pensano al suicidio in questo periodo della vita in cui le emozioni sono incredibilmente intense e le difficoltà sembrano insormontabili. Il più delle volte rimane solo un pensiero passeggero, altre volte invece diventa pervasivo fino ad arrivare all’azione.

Se l’adolescente parla del suicidio può essere spaventoso per un genitore, ma è sicuramente la condizione migliore. Il ragazzo ha avuto la forza di aprirsi e si fida degli adulti che gli sono attorno. È importante accogliere ogni parola, ogni emozione. Non è vero che parlando si istiga il ragazzo al suicidio, anzi, le ricerche dimostrano il contrario. Quindi chiedete, parlate e soprattutto ASCOLTATE. Prendete seriamente quello che vi sta confidando. Non lasciatelo solo. Una volta approfondito l’argomento, valutate con il ragazzo l’opportunità di parlare con un professionista.

Se l’adolescente non esprime pensieri suicidari e i segnali del suo disagio sono più nascosti, rizzate le orecchie e spalancate gli occhi! Può essere che le difficoltà possano essere quelle “normali per l’età” come: ho dei brutti voti a scuola, ho litigato con un amico, il/la ragazzo/a che mi piace non ricambia, sono grassa… Non banalizzate, non pensate di sapere come stanno o cosa pensano “perché ci siete passati anche voi”. Forse proprio perché ci siete passati saprete quanto può essere difficile mostrarsi al mondo con un corpo che non piace, un brufolo di troppo, non essere ricambiati in amore o temere di perdere il proprio compagno di avventure per un piccolo litigio. Date importanza anche a quelle che possono sembrare “stupidaggini”, possono essere delle porte che vi permettono di entrare nella vita dell’adolescente e a lui di sentirsi capito, favorendo il dialogo e la condivisione.

Certamente questa breve riflessione non vuole essere esaustiva per un argomento così complesso e delicato. Si tratta solo di uno spunto di riflessione iniziale che meriterebbe un approfondimento in riferimento allo specifico adolescente e alla sua unica storia di vita.

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