Non tutte le modalità di affrontare la malattia oncologica sono uguali. Anzi, le modalità individuali di reazione possono essere molto diverse tra loro con conseguenze anche sull’andamento della malattia stessa. In un precedente articolo ho parlato dell’impatto della diagnosi di cancro sulla vita di una persona, ora vedremo le differenze individuali nel farvi fronte.
Stili di coping
Il concetto di stile di coping è utilizzato in psicologia per indicare il modo con cui le persone affrontano eventi stressanti. Il coping è un processo che comprende due fasi, una valutativa di attribuzione di significato all’evento e l’altra esecutiva che comprende i comportamenti adottati dal soggetto per farvi fronte.
In psiconcologia la particolare modalità di affrontare la malattia oncologica si è rivelata un aspetto di fondamentale importanza. Infatti, il particolare stile adottato è in grado di influenzare la qualità della vita dopo la diagnosi, la comparsa di psicopatologia a lungo termine, la risposta e l’aderenza ai trattamenti e, per alcuni, addirittura il decorso biologico della malattia stessa. Detto questo sarai d’accordo anche tu che non è un aspetto da sottovalutare!
Vediamo quali sono i differenti stili di coping e le loro implicazioni.
Atteggiamento combattivo
C’è chi affronta la diagnosi e l’andamento della malattia con uno spirito combattivo. Sono persone che tendono a vedere la malattia come una sfida e a mettere in atto risposte flessibili e differenziate, che favoriscono una visione più positiva dell’evento senza sottovalutare il pericolo potenziale (“Riconosco la gravità della mia malattia e cerco di fare il possibile per migliorare la mia salute”). Questo stile è associato a una minore sofferenza psicologica, una sensazione di controllo personale sul proprio stato di salute, maggior aderenza alle terapie e un decorso più favorevole della malattia (Pettingale et al., 1985).
Atteggiamento fatalista
Persone con un atteggiamento fatalista considerano la malattia come qualcosa di “programmato” dal destino e quindi percepiscono di avere scarso controllo sugli eventi. Presentano rassegnazione e accettazione e in genere manifestano bassi livelli di ansia e depressione.
Atteggiamento ansioso
Alcuni invece tendono ad affrontare la malattia oncologica con un atteggiamento che è definito preoccupazione ansiosa. L’elevata quota di ansia e paura fa si che il tumore divenga il centro della vita della persona e catalizzi tutte le sue energie, mentali e fisiche. Ne deriva una continua richiesta di rassicurazione, anche attraverso continui controlli medici, oppure, al contrario, una fuga dalle cure perché troppo angoscianti.
Atteggiamento evitante
Altri ancora presentano uno stile di evitamento caratterizzato dalla continua ricerca di distrazione rispetto ai temi legati alla malattia (“Cerco di non pensarci”). La persona non sente disagio in quanto pensieri e vissuti spiacevoli sono allontanati, i livelli di ansia e depressione infatti sono bassi. Questo atteggiamento si traduce con la percezione di scarso controllo personale, ridotti comportamenti attivi verso la malattia, fino a una possibile riduzione dell’aderenza ai trattamenti.
Atteggiamento di disperazione
Infine, alcuni reagiscono con un atteggiamento caratterizzato da inermità e disperazione. La malattia è vista come un evento fatale (“Non ho futuro”). La persona percepisce scarso controllo rispetto alle sue condizioni di salute e presenta sintomi marcati di ansia e depressione. Tutto questo ostacola la ricerca di aiuto e l’aderenza alle terapie (“Non c’è più nulla da fare, nessuno mi può aiutare”). Il comportamento è di passività e rinuncia.
Conclusioni
Il significato attribuito alla malattia influenza lo stile di coping adottato. Questo dipende da fattori individuali quali la storia di vita, le esperienze passate, le caratteristiche di personalità, la presenza di relazioni positive di supporto.
Le modalità di interpretare e affrontare la malattia oncologica sono di importanza cruciale: se le strategie attivate sono funzionali ed efficaci sarà possibile un miglior adattamento alla malattia e quest’esperienza, seppur drammatica, si inserirà in un processo di crescita personale. Al contrario, se l’evento è percepito come troppo stressante e le modalità di affrontarlo sono fallimentari e inadeguate emergeranno in seguito problematiche di natura psicopatologica aumentando lo stato di sofferenza soggettiva e peggiorando la qualità di vita.
Se è vero che, come detto prima, lo stile di coping dipende da fattori individuali, è vero anche che è possibile modificarlo. È possibile dare un significato diverso a quello che sta accadendo per adottare strategie d’azione più funzionali con effetti positivi anche sul decorso della malattia.
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